martedì 5 maggio 2009

Verso le elezioni amministrative: di chi è l'acqua?

Domande e Risposte

VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Stiamo andando a passi veloci verso un appuntamento quinquennale, bello, importante, che chiamerebbe all’appello le forze migliori di un paese per sé, perché si prendano a cuore della gestione del paese stesso, lo amministrino per il bene comune, lo rendano sempre più degno di essere abitato.

Al di là dei luoghi comuni, quelli per cui si dicono tante cose dei cosiddetti “politici”, amo pensare che al livello del piccolo comune le persone che si mettono in gioco, normalmente, lo fanno con animo sincero e generoso, per questo ho sempre un grande rispetto di chi ha quello che è un vero coraggio, quello di esporsi e di rischiare la faccia per operare scelte e assumersi incarichi che poi sono sotto il vaglio di tutti, almeno, di tutti quelli che vogliono occuparsi della cosa pubblica.

Non è facile”, si dice spesso, entrare nel “gioco politico”. E’ un ambito dove le logiche dominanti sono spesso di difficile gestione, dove il compromesso è solo l’arte più efficace, dove solo chi ha grandi poteri economici può pensare di imporre le proprie volontà ( e non sono molti in giro a poterlo fare, per fortuna), dove occorre essere in grado di dialogare con molti e trovare un punto di conve

rgenza, per gestire le cose in maniera alta, buona, vera.


In ogni caso il “politico”, o meglio l’amministratore, si pone sotto l’occhio di tutti, ed è bene che sappia di essere sotto gli occhi di tutti, che deve vivere come in una casa di vetro, almeno per le sue funzioni di pubblico amministratore.

Proprio per questo il suo agire deve essere improntato alla più ampia trasparenza, alla più totale disponibilità di veder analizzato il suo agire pubblico, senza paure. Deve essere in grado di rispondere a tutte le domande che un cittadino senta il bisogno di porre, tutti i dubbi che un cittadino ha, soprattutto in tempi come i nostri nei quali è venuta molto a mancare la fiducia nelle figure istituzionali a causa di veri scandali avvenuti (e ancora vivi…) a più livelli.

In base a questo, che sento come un diritto di ogni cittadino, che è il “datore di lavoro” dei suoi amministratori ( e da noi, almeno per il sindaco, è anche il datore di stipendio), vorrei provare a porre alcune domande da queste pagine del foglietto a chi prenderà in mano il nostro comune. La prima domanda, che mi viene spontanea dopo che ho visto qualche bolletta, è la seguente: di chi è la nostra acqua?


Chi ce la fornisce?


Con quali logiche? Da privato o da servizio pubblico? Chi è che decide come vengono fatte le bollette insomma? Vedete, nei mesi scorsi ho chiesto più volte queste cose a chi sta amministrando adesso il nostro comune, e ho sempre avuto risposte evasive. La risposta alla prima domanda, comunque, è semplice, lo vediamo scritto sulle bollette: è l’ETA.


Ma cos’è l’ETRA?


Che tipo di ente è? Io non lo so, ma mi viene il dubbio che sia una di quelle società a capitale

misto dove gli enti pubblici (leggi “i comuni”) hanno almeno il 51% del pacchetto azionario, sono i padroni della maggioranza delle azioni, insomma, ma chi dà le direttive è quello che possiede il 49%, ed è un privata, una società di solito, che vuole far soldi, guadagnarci, anche perché allo stesso tempo fa guadagnare anche i comuni.


Tutto ineccepibile, vero? Già: ma se la logica con cui viene gestita la fornitura dell’acqua, è questa, noi capiamo benissimo che l’acqua diventa un bene, non un servizio, né un diritto di tutti, come dovrebbe essere visto che viene dal cielo, e nessuno ha il certificato di proprietà delle nuvole.

Sempre più stiamo capendo che l’acqua sarà il “petrolio del 21° secolo”, quello per cui si faranno le guerre n


el mondo. Credo che se noi ce la fossimo già venduta a qualche ente che ci vuole guadagnare sopra, e magari, in futuro, venderla a chi offre di più, qualcuno, dovrebbe dircelo. Non vi pare?


Don Romano




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Don Romano,

ho letto l’editoriale dell’ultimo bollettino parrocchiale “Verso le elezioni amministrative” dove poni una domanda banale che comporta però una risposta impegnativa.

Lo faccio da “persona informata dei fatti”: sono stato assessore per un breve periodo di tempo e dal 1999 sono consigliere comunale e capogruppo di “VIVERE CERVARESE”.

La lista di cui faccio parte si ripresenterà alle prossime elezioni amministrative candidando a Sindaco il dott. LORIS ROSSETTO, io sarò il capolista.

Dopo questa premessa che mi sembrava corretto fare veniamo alla domanda

“Di chi è l’acqua ?”

Per rispondere bisogna partire da una legge: la Legge Galli (la n°36 del 05.01.1994) che all’art 1 recita:

Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà.

Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.

Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri ideologici

Quindi è chiaro: l’acqua è contemporaneamente di tutti e di ciascuno, quindi tutti noi ne abbiamo la disponibilità e la responsabilità nell’utilizzo.

Dove sta il problema ?

Il problema sta nella gestione del ciclo idrico per rendere l’acqua disponibile a tutti.

L’acqua è diventata “un bene economico” nel momento in cui ha cominciato a scarseggiare e sono aumentati i costi per metterla a disposizione di tutti: scarsità d’acqua e aumento di costi sono legati al cattivo utilizzo che ne è stato fatto per anni (gli sprechi sono tanti e in tutti i settori economici e civili) e alle difficoltà tecniche di gestione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione).

La Legge Galli e quelle successive stabiliscono di fatto che la tariffa deve coprire tutti i costi di questo servizio (ecco perché le bollette sono aumentate così tanto negli ultimi anni, prima una parte dei costi venivano coperti dalla “fiscalità generale” degli Enti Locali): in teoria, aumentando la tariffa gli utenti sono costretti a ridurre gli sprechi e con i soldi incassati chi gestisce il servizio ha le risorse per realizzare investimenti adeguati su tutta la rete idrica.

Già, ma chi gestisce il servizio ?

Anche qui, come spesso accade, la legislazione italiana è stata contradditoria negli ultimi anni e non è possibile dare una risposta netta.

In linea generale comunque il servizio dovrebbe essere gestito per aree che raggiungano una “massa critica” (di utenti e di consumi) che garantisca economicità, efficienza ed efficacia; la logica quindi è più “privata” che “pubblica”..

Nel caso specifico il Comune di Cervarese rientra nell’ ATO BRENTA, costituito nel 2002.

ATO significa “Ambito Territoriale Ottimale” ed è l’ente previsto dalla Legge Galli per garantire l’attività di indirizzo e controllo nel sistema delle acque (in tutto il Veneto ci sono 8 ATO). E’ nell’ATO (composto dai Comuni e dalle Province) che si manifesta la volontà pubblica mentre la gestione operativa , che deve necessariamente essere affidata complessivamente per tutti i Comuni facenti parte dell’ATO (sono circa 70), può essere affidata direttamente o tramite gara ad un soggetto pubblico, privato o a capitale misto.

Sempre nel nostro caso l’ETRA (alla quale l’ATO Brenta ha affidato la gestione del servizio idrico integrato) è una società a totale capitale pubblico di proprietà dei Comuni (anche il nostro) nata dall’unione di tre aziende Altopiano Servizi Srl, Brenta Servizi Spa e SE.T.A. Spa (l’ex Acquedotto Euganeo Berico)

ETRA è una “holding operativa”, le altre tre società non si sono sciolte ma sono rimaste in vita come “società patrimoniali” ed in più sono state create tre “società operative”. Questa è a grandi linee la situazione attuale nella gestione delle nostre acque.

Un po’ in tutta Italia sono nate queste società pubbliche alle quali gli ATO hanno affidato direttamente, spesso senza gara, la gestione del servizio idrico, per evitare la discesa in campo delle grosse multinazionali, soprattutto francesi.

Viva il “pubblico”, quindi ,e abbasso “il privato” ?

Io personalmente ritengo che le cose stiano un po’ diversamente.

Non possiamo ignorare infatti che:

- spesso il pubblico è inefficiente e per svariati motivi non riesce a garantire un servizio degno di questo nome (per fare un esempio l’azienda per la quale lavoro sta aspettando da quasi sei anni la concessione ufficiale per il prelievo delle acque da falda sotterranea tramite pozzi, intanto operiamo in regime di proroga, ovviamente)

- queste grosse società pubbliche si stanno espandendo occupandosi anche di altre cose oltre all’acqua (l’ETRA per esempio è diventata una multiutility che gestisce anche la raccolta differenziata dei rifiuti, il verde pubblico, le telecomunicazioni, ecc..): più sono grosse più queste società diventano “terreno di caccia” dei politici locali di turno, le nomine per ricoprire incarichi di responsabilità quindi non sempre (per usare un eufemismo) rispondono al criterio del merito ma più spesso a quello dell’appartenenza partitica o addirittura correntizia (senza giudicarne la professionalità, non è un mistero per nessuno che l’attuale Presidente di ETRA prima di ricoprire questa carica fosse coordinatore provinciale di Forza Italia)

Quali sono le soluzioni allora per garantire l’acqua a tutti (come diritto) garantendo la qualità del servizio, la sua efficienza ed economicità (come qualsiasi “bene economico”dovrebbe essere) ?

Non ho la bacchetta magica ma io penso che sia necessario:

-garantire l’informazione, che i singoli Comuni devono dare su come viene gestita l’acqua e sui suoi costi ma che anche i cittadini devono pretendere dai loro Amministratori;

-aumentare il grado di consapevolezza degli Amministratori: quanti sono i consiglieri comunali che comprendono pienamente il senso delle delibere che si approvano quando vengono stabiliti i contratti di affidamento del servizio idrico o quando vengono decise le costituzioni di società pubbliche ?

-aumentare il grado di controllo degli enti pubblici rispetto a chi gestisce il servizio, sia esso una società pubblica o privata. E’ nell’ATO che “si gioca la partita” dell’interesse pubblico; è lì che va preparato e gestito il contratto di affidamento per realizzare un controllo democratico della gestione. Nell’ATO i singoli Comuni come il nostro non contano nulla se non cominciano a coordinarsi tra di loro e a mettersi assieme almeno per zone omogenee.

Mi scuso per la lunghezza della risposta ma spero di essere stato chiaro.

Possiamo pure passare alla seconda domanda.

Ciao..

Giovanni Ceron

P.S. cosa significa che “nei mesi scorsi ho chiesto più volte a chi sta amministrando adesso il nostro comune e ho sempre avuto risposte evasive?” A me risulta che il Sindaco uscente faccia attualmente parte del Consiglio di Sorveglianza dell’ETRA e in passato l’assessore al Bilancio è stato membro del Consiglio di Amministrazione dell’ATO Brenta e di SE.T.A. Servizi Spa……..

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